L’intelligenza artificiale e le professioni: chi vincerà la sfida?

Una classifica, quasi un “benchmark del futuro”, mette in fila le professioni più impattate dall’intelligenza artificiale generativa. Al vertice fisici e analisti di business intelligence, seguiti da esperti in animali, ingegneri aerospaziali e statisti. Sul fondo, mestieri come estetisti e pavimentisti. E i poeti? Al 265esimo posto, una posizione che non rassicura, ma apre uno spiraglio: per loro, come per molti altri, non si tratta di una condanna, bensì di una chiamata all’evoluzione.
Fabio Mercorio, ricercatore del centro di ricerca Crisp dell’Università di Milano Bicocca, insieme a un team di esperti, ha sviluppato questa analisi utilizzando tre grandi modelli linguistici (Large Language Models): Mistral, Openchat e Orca Mini. Attraverso un “terminator benchmark”, il team ha valutato come l’AI può supportare o sostituire le attività umane. Ma attenzione: “Non è una sentenza definitiva – sottolinea Mercorio – ma un invito a capire e usare le nuove tecnologie a proprio vantaggio.”
Una sfida tra efficienza e umanità
Il risultato dello studio offre spunti interessanti. I fisici, ad esempio, potrebbero delegare agli algoritmi i calcoli più complessi per concentrarsi su interpretazioni e verifiche. Un approccio simile vale per gli ingegneri aerospaziali: l’AI non sostituisce l’ingegno umano, ma lo potenzia ottimizzando calcoli e sperimentazioni su nuovi materiali. Anche per gli statisti, il supporto dell’AI può aumentare la precisione analitica, ma non tocca le capacità relazionali e di supervisione, insostituibili.
“Ogni professione ha un lato umano che l’AI, per ora, non può replicare”, osserva Mercorio. Maestri d’asilo, baristi e persino giornalisti possono tirare un sospiro di sollievo: la fiducia, l’empatia e le relazioni personali restano appannaggio esclusivo dell’uomo. “L’AI può elaborare dati e trovare fonti, ma non sostituirà la complessità delle interazioni umane che caratterizzano la professione del giornalista.”
Verso un futuro dinamico
Lo studio non si limita a fotografare il presente: si propone di diventare una guida dinamica per affrontare l’impatto dell’AI sul lavoro. Mercorio invita a superare la rigida identificazione con un job title e a concentrarsi sui task. “Le tecnologie non cambiano i lavori dall’oggi al domani, ma erodono compiti specifici. Solo chi impara a integrarle resterà competitivo.”
Anche le aziende hanno un ruolo cruciale. Identificare i settori più bisognosi di supporto tecnologico, investire in formazione e sviluppare competenze specifiche sono passi indispensabili per affrontare una trasformazione che non mostra segni di rallentamento.
In futuro, il team prevede di aggiornare la classifica annualmente, offrendo un termometro sull’evoluzione dell’AI e sul suo impatto sul mondo del lavoro. Una bussola per navigare in un panorama in cui l’unica certezza è il cambiamento.