L’avvento dell’intelligenza artificiale nell’editoria ha sollevato questioni fondamentali sul diritto d’autore. Se un libro, un articolo o una sceneggiatura vengono scritti interamente o parzialmente da un modello di IA, chi detiene i diritti? L’autore umano che ha fornito i prompt? L’azienda che ha sviluppato l’IA? Oppure nessuno, perché il contenuto è generato da una macchina? Queste domande non sono semplici e si trovano al centro di un dibattito che coinvolge editori, scrittori, avvocati e legislatori.

Lo stato attuale del diritto d’Autore

Attualmente, il diritto d’autore protegge le opere create dall’ingegno umano. La legge, sia a livello europeo che internazionale, stabilisce che per essere tutelata un’opera deve essere frutto di un processo creativo umano. Tuttavia, le IA generative mettono in discussione questo principio: se un testo è prodotto interamente da un’intelligenza artificiale, può essere considerato originale ai fini del copyright? E chi ne detiene la proprietà?

Negli Stati Uniti, la US Copyright Office ha stabilito che le opere create da IA non possono essere coperte da diritto d’autore a meno che non ci sia un significativo intervento umano. In Europa, il Digital Services Act e il Digital Markets Act iniziano a regolamentare l’uso dell’IA, ma senza una normativa chiara sul copyright.

IA e il ruolo dell’autore umano

Molti scrittori utilizzano strumenti di IA per supportare il proprio lavoro, ma fino a che punto l’uso dell’IA rende un’opera non più “umana”? Se un autore scrive un libro con l’ausilio di un’intelligenza artificiale, fornendo input specifici, rielaborando e riscrivendo parti generate automaticamente, il risultato finale può essere considerato di sua proprietà? Alcuni esperti sostengono che il copyright dovrebbe applicarsi solo quando l’autore umano dimostra un apporto creativo sostanziale.

Un caso recente riguarda una graphic novel creata con MidJourney, in cui l’US Copyright Office ha stabilito che il testo e la composizione dell’opera erano protetti da copyright, ma non le immagini, poiché generate automaticamente.

Gli editori si trovano in una posizione complessa. Se da un lato l’IA permette di abbattere i costi e accelerare la produzione di contenuti, dall’altro la mancanza di protezione legale rischia di disincentivare gli investimenti nell’editoria tradizionale.

Alcune possibili soluzioni includono:

  • Una certificazione di intervento umano: stabilire dei criteri per dimostrare che un’opera ha una paternità umana predominante.
  • Un nuovo modello di copyright per i contenuti generati da IA: simile alle licenze open source o al Creative Commons, per garantire un uso regolato delle opere.
  • Un database di tracciabilità: strumenti blockchain per monitorare l’origine dei testi e il livello di intervento umano.

Il dibattito sul copyright nell’era dell’intelligenza artificiale è solo all’inizio, e le implicazioni per l’editoria sono enormi. Le attuali normative sono inadeguate a rispondere alle sfide poste dalla tecnologia, e il settore dovrà presto adottare nuove strategie per proteggere gli autori e garantire un’editoria etica e sostenibile.

Cosa ne pensate? Il copyright dovrà adattarsi all’IA o sarà l’IA a doversi conformare alle regole del diritto d’autore?